Perché l'ambiente è maestro?
La battuta viene quasi spontanea: “Ma dai! Anche l’ambiente diventa maestro, non solo il bambino”!
Eppure il nucleo della forza innovativa del Metodo sta proprio in questo concetto, così facilmente ironizzabile.
Allora, all’interno della scuola montessoriana ci sono 3 maestri? La risposta è semplice: “Si, l’adulto, il bambino, l’ambiente”.
Cerchiamo di definire i contorni di ciascuno di questi 3 co-protagonisti della formazione montessoriana, nella quale tutti svolgono un ruolo indispensabile.
L’adulto, di cui parleremo più dettagliatamente in una specifica FAQ, è certamente maestro, guida, accompagnatore e attento interprete del processo formativo di ogni bambino. Ma nel suo compito è sostenuto e coadiuvato dall’intensa relazione che il bambino va a creare nel suo rapporto con gli oggetti o con le situazioni offerte dall’ambiente.
L’adulto è, a sua volta, guidato nella sua azione, giorno dopo giorno, dall’interpretazione di ciò che il bambino manifesta, rimanendo comunque ben consapevole e rispettoso dei tanti processi che si svolgono lentamente e silenziosamente, pronti a manifestarsi solo a maturazione raggiunta.
L’ambiente è caratterizzato da un diffuso potere educativo, in grado di proporre molte e differenziate situazioni, per permettere al bambino di sperimentare, confrontarsi con piccole sfide, apprendere.
L’ambiente è sicuramente progettato e organizzato dall’adulto, ma, se corrisponde alle esigenze del bambino, acquista quasi vita autonoma. E si fa maestro tutte le volte che si innesca una relazione profonda tra il bambino e l’attività o la situazione che ha scelto. E’ questo il momento in cui il bambino entra in profondo contatto con le proprie potenzialità, percorrendo la sua esperienza con tempi e modi suoi propri.
L’ambiente ha quindi il compito di essere terreno di coltura delle potenzialità di ciascun bambino, garantendo le condizioni perché gli aspetti più positivi della sua personalità possano trovare agganci e modi per svilupparsi.
Il bambino, diventa co-protagonista quando riesce a soddisfare i propri bisogni profondi, cioè quando può attingere dall’ambiente il “nutrimento” psichico di cui ha realmente necessità in quel momento.
E questo avviene quando le scelte, che l’ambiente gli consente, relative al fare e al relazionarsi con altri, corrispondono effettivamente alle esigenze specifiche del suo periodo di crescita.
Occorre sottolineare che il bambino non interagisce con l’ambiente solo individualmente, ma è immerso in una vita di gruppo. Non è un protagonista assoluto e solitario, ma è inserito dentro un “coro” che deve trovare, necessariamente, il suo equilibrio e la sua armonia.
Ecco, nella scuola montessoriana si forma non un gruppo-classe diretto dall’adulto, ma una piccola comunità dove ogni bambino incontra le più svariate occasioni per confrontarsi con le esigenze e con le conquiste degli altri.
E’ una realtà molto dinamica, dove si delineano, quasi spontaneamente, i limiti ai propri desideri; si scopre che è possibile aspettare per soddisfare un bisogno, ci si sperimenta nell’osservazione di ciò che un altro sta realizzando, si contatta il piacere nascente del fare insieme, fino alla gioia di collaborare. Quindi, è la stessa vita di gruppo che determina spontaneamente la nascita delle regole comuni, così naturalmente rispettate da destare sorpresa nell’osservatore.
LE PAROLE DI MARIA MONTESSORIScoprimmo che l’educazione non è ciò che il maestro dà, ma un processo naturale che si svolge spontaneamente nell’individuo umano, che essa non si acquisisce ascoltando delle parole, ma per virtù di esperienze effettuate nell’ambiente.
Il compito del maestro non è quello di parlare, ma di preparare e disporre una serie di motivi di attività culturale in un ambiente appositamente preparato (MB, p. 6).La “Casa dei Bambini” è l’ambiente offerto al bambino, capace di dargli i mezzi per sviluppare le attività. Questo genere di scuola non è di un tipo fisso, ma può variare secondo le risorse finanziarie di cui dispone e secondo le opportunità offerte dall’ambiente.
Dovrebbe essere una vera casa; un insieme di stanze con un giardino, di cui i bambini fossero padroni (MP ’21, p. 9-10).