Un pò di storia per i curiosi: ovvero la vittoria delle cose semplici
Sempre nello stesso libro (SB, p. 209) Maria Montessori ci racconta che Itard, nei primi dell’800, per insegnare l’alfabeto a Victor, conosciuto come il selvaggio di Aveyron, si era inventato un curioso, ma efficace sistema. Aveva appeso al muro, tramite dei chiodini, delle grandi lettere in stampato maiuscolo che aveva fatto intagliare nel legno.
Intorno ad ogni lettera aveva tracciato, sempre sul muro, una perfetta sagoma. Le utilizzava così: chiedeva a Victor di togliere le lettere e di riattaccarle man mano che le nominava. Ne nasceva una interessante attività di appaiamento che sicuramente era stata di grande aiuto per il ragazzo.
Maria Montessori, seguendo gli insegnamenti di Itard, fece costruire un sontuoso alfabetario per i suoi bambini deficienti (questo è il termine con cui veniva chiamati allora i bambini diversamente abili – vedi biografia). A differenza di Itard, le lettere erano in corsivo, di legno verniciate a smalto rosso per le vocali e azzurro le consonanti.
I bambini ne toccavano i contorni e le appaiavano non al muro, ma a dei cartoncini dove diverse lettere, uguali a quelle di legno, erano raggruppate per forma o per suoni simili (ad es. m – n; oppure b – d).
Quindi i bambini svolgevano un’attività simile a quella di Victor, ma con le lettere corsive, familiarizzando così il segno grafico.
Maria Montessori, oltre alle lettere, fece preparare dei quadri ognuno dei quali riportava la lettera e la pittura di un oggetto, come in uso nelle scuole elementari del tempo. Ad esempio: un bel sole vicino alla lettera “s”.
I bambini quindi potevano:
toccare le lettere memorizzando i contorni;
appaiare le lettere a quelle disegnate sui cartoncini;
appaiare le lettere ai quadri ricevendo l’indicazione del suono (ad es. il disegno della luna era appaiato alla lettera “l”) .
Come sappiamo (vedi biografia), quei bambini arrivarono a leggere e a scrivere perfettamente, tanto da superare gli esami della prima classe, alla pari dei bambini normali.
Quando la Montessori aprì la sua prima Casa dei bambini, a via dei Marsi, non inserì l’alfabetario tra i materiali. Infatti, riteneva che i bambini fossero troppo piccoli per avventurarsi nella conoscenza delle lettere.
Furono i progressi inaspettati dei bambini e le insistenze delle mamme, che vedevano per i loro figli un’inaspettata possibilità di imparare a leggere e a scrivere, a convincere Maria Montessori di inserire anche questo insegnamento.
Decise allora di far fabbricare un alfabetario magnifico come quello dei deficenti (SB, p. 219).
Lo desiderava in legno, smalto e ferro, ed anche con un incavo al centro della lettera per permettere di far scorrere un’asticella di legno tenuta in mano come una matita. Ma non trovò artigiani disposti a fare un lavoro cosi complesso.
Passarono dei mesi, passò quasi un anno e allora, Maria Montessori decise che non era possibile aspettare ancora e che bisognava arrangiare un materiale.
Insieme alle maestre preparò le lettere in carta smerigliata e le incollò su dei cartoncini.
Soltanto dopo aver fabbricato tali semplici cose, mi accorsi della grande superiorità di questo alfabetario su quello dei deficienti, per il quale avevo invano perso due mesi: se io fossi stata ricca, avrei avuto per sempre l’alfabetario superbo, ma sterile del passato.
Capii (…) che nell’alfabetario di carta smerigliata avevo trovato la guida tanto desiderata al dito che tocca la lettera, in guisa che non più la vista soltanto, ma il tatto veniva direttamente ad insegnare il movimento della scrittura con l’esattezza del controllo. (SB, p. 220)
Nota: il testo di Maria Montessori è qui evidenziato in corsivo.
Come evidenziare ciò che nel testo originale è rimarcato in corsivo? È stato scritto in rosso.